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Gabriela Sabatini

 
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Autore Messaggio
steveland
Newbie



Registrato: Oct 29, 2004
Messaggi: 9

Inviato: 18 Nov 2004 13:41    Oggetto: Gabriela Sabatini

Quanti romani sono rimasti stregati dal dolce sorriso di Gabriela Sabatini! Dea del Foro Italico, vincitrice di ben quattro edizioni degli Internazionali, fu la vera beniamina del pubblico capitolino ed italiano, sia per il suo tennis che soprattutto per il suo fascino latino che ha lasciato un segno indelebile tra gli appassionati (e non solo).
Il caso ha voluto che l’argentina festeggiasse il suo compleanno proprio durante il torneo romano, il 16 maggio; il suo sponsor, Sergio Tacchini, organizzava una vera a propria festa sulle terrazze del Foro Italico per quello che diventava ogni stagione il vero clou della settimana extratennistica, con tanta musica latina (una delle passioni di Gaby, ottima cantante e chitarrista come il suo idolo giovanile Vilas) e grandi grigliate di carne e pesce. Ragazza semplicissima e di buona educazione, recitava il suo ruolo di star con garbo e riservatezza, facendo il meno possibile per atteggiarsi a diva, pur essendo naturalmente ammirata. Fu forse questo il suo segreto, la naturalezza e la spontaneità, mai un atteggiamento fuori posto o arrogante, era impossibile non ammirarla come persona. Giocava un bel tennis, vinceva, e soprattutto manteneva la sua dolce femminilità con quella eleganza e grazia, con quella lunga chioma corvina che esaltava il suo sorriso solare, una vera chica latina! Se da noi fu probabilmente più popolare di campionesse a lei superiori come la Graf o la Seles, nel suo paese Gaby è una istituzione nazionale, una sorta di Maradona al femminile, ma con una vita presa ad esempio a differenza del Pibe de Oro. Vive tutt’ora in argentina da vera star, sfruttando al meglio la sua immagine ed il suo marchio che campeggia su decine di prodotti di bellezza, profumi, linee di abbigliamento vendute in tutto il mondo; apparve anche in qualche telenovelas di gran successo, anche se ammise di essersi divertita ma di sentire che la recitazione non era il suo massimo: “il pubblico di uno stadio di tennis è molto bello, ti stimola a giocare bene e dare il tuo meglio, mentre un regista e tutto il cast ti intimorisce se non sei una professionista. Poi ero stufa di vedermi attribuito ogni volta un flirt con un attore della serie! Sono una ragazza riservata anche se ho un ruolo pubblico”.
Gabriela è stata una giocatrice importante a cavallo tra gli anni 80 e 90, ma non ha vinto molto in relazione al suo talento: un solo titolo del grande slam, Us Open 1990, 27 tornei in singolare tra cui due Master femminili e 12 titoli di doppio, tra cui uno Wimbledon in coppia con la Graf, di cui era grande rivale ma anche amica. Aveva un potenziale enorme basato su un mix di doti atletiche buonissime per altezza, velocità e potenza; era dotata di un tennis completo che si reggeva su un elegante rovescio ad una mano, eredità argentina del post Vilas. Era soprattutto attrezzata per essere la migliore giocatrice d’attacco del circuito post-Navratilova grazie al rovescio in back, l’innato senso della posizione sotto rete e le sue ottime volee. Però non riuscì mai a togliersi di dosso quegli automatismi sedimentati da un’infanzia trascorsa sulla terra rossa sudamericana, più lenta addirittura di quella europea. Quelle aperture un po’ troppo ampie, il servizio mai incisivo come poteva essere, quella tendenza ad aspettare più che a proiettarsi in avanti la seguirono per quasi tutta la carriera, e l’istinto è spesso troppo forte da dominare! Lei stessa si rese conto nell’anno 1990, quando cambiò coach passando da Jimenez a Kirmayr (discreto giocatore brasiliano), che se voleva reggere il passo della dominante Graf e dell’emergente Seles doveva spostarsi in avanti, completare il suo gioco. La trasformazione però fu incompleta, e dannosa a lungo andare. Inizialmente il lavoro pagò, tanto che arrivò il sospirato successo in uno slam all’ US Open, e l’anno seguente vinse molto (62 match sui 73 disputati), soprattutto sulla terra dove perse solo 2 mach in stagione. Per un certo periodo i numerosi scontri con la Graf la videro prevalere, quasi che si fosse invertito il ruolo tra le due. Raggiunse anche la terza posizione del ranking mondiale, il picco della sua carriera. Gaby basò il suo nuovo lavoro soprattutto sul rinforzarsi fisicamente e cambiare il servizio per dare più incisività a quella che era poco più di una rimessa in gioco. Giusta poteva essere l’idea, gravi furono purtroppo le conseguenze, perché dopo qualche tempo si fece male alla schiena, dovette cambiare ancora e perse la meccanica originaria, imballandosi completamente al servizio; tanto che a fine carriera era davvero penoso vederla trapassata dalle risposte delle giovani leve che, imitando la campionessa Seles, l’attaccavano già sulla prima di servizio. Inoltre i troppi pesi a cui fu sottoposta le fecero perdere quella agilità che era una chiave del suo gioco, e le provocarono dei seri problemi alla schiena.
Nata nel 1970 a Buenos Aires, Gabriela prese la racchetta in mano a sette anni, impegnandosi duramente con il padre Osvaldo che vedeva in lei la classe e la grinta per sfondare nello sport. La sua famiglia era della borghesia argentina, e questo le permise di viaggiare già da piccola per i vari tornei internazionali pur senza grandi aiuti dalla sua federazione. L’ambiente familiare l’accompagnò per molti anni della sua vita agonistica, dandole molta serenità oltre che una buona educazione, visto che i suoi genitori erano presenti ma non invadenti, come purtroppo spesso succede nel mondo dello sport. A quattordici anni Gaby salì alla ribalta grazie al successo al Roland Garros junior, oltre al nostrano Bonfiglio in cui Tacchini s’innamorò della sua acerba bellezza inserendola da li a poco nella sua scuderia e facendone l’immagine femminile del suo prodotto. La prima vera esperienza pro fu all’US Open, in cui passò due turni nel 1984. L’anno seguente, ancora quindicenne, la vera esplosione con la semifinale al Roland Garros e la prima vittoria in un torneo, a Tokio. Continua la sua crescita negli anni seguenti, proprio nella fase storica del passaggio di consegne tra la due campionesse Evert e Navratilova e le giovanissime Graf, Sanchez e Sabatini. Ottiene risultati sempre crescenti, fino al 1988 in cui prova senza successo a frenare il grande slam della Graf nella finale degli open americani; vince il suo primo titolo romano e si aggiudica il Master di fine anno. Vince quattro tornei nel 1989, fino al 1990, anno della svolta con il successo all’US Open. Nel 1991 raggiunge almeno i quarti in tutti gli slam con la finale a Wimbledon, in cui sprecò una grande occasione per aggiudicarsi il titolo. Dopo il quarto successo romano nel 1992, iniziarono i problemi fisici, il gioco della Sabatini iniziò a scricchiolare, anche i risultati calarono. Iniziò anche ad accusare il peso di molti anni di agonismo nonostante la giovane età, visto che la sua carriera iniziò prestissimo, tanto da vantare a quel tempo diversi record di precocità. Cambiò anche coach passando a Nunez, ma senza risultati apprezzabili. Non si arrese comunque, tanto da aggiudicarsi a sorpresa un altro Master di fine anno nel 1994, ed il suo ultimo torneo pro a Sydney nel 1995, prima del definitivo ritiro l’anno seguente.
Un bella carriera, ma senza quelle vittorie che tutti, vedendola da ragazzina, le avevano pronosticato. Ebbe anche la sfortuna di giocare in una fase storica in cui emersero Steffi Graf e Monica Seles, due tra le più forti giocatrici di tutti i tempi, due ragazze che riuscivano a surclassare i suoi tocchi a suon di bordate. Probabilmente Gabriela mancava di punch, non tanto quello fisico quanto psicologico, quella cattiveria al momento giusto per spingere oltre i suoi limiti e dare il colpo di grazia alle rivali. Una lacuna che lei stessa riconosce affermando che “Le altre erano davvero solide, io davo tutto di me, ma devo ammettere che mancava qualcosa nel mio tennis e nella mia testa. Ho provato a cambiare, e per certi versi i risultati sono venuti, Carlos (Kirmayr) mi aiutò molto, ma che fatica! E’ difficile cambiare il proprio gioco da adulta, quando ormai quasi tutto ti viene naturale”. In Argentina quasi tutti storsero il naso quando fu ufficializzato il cambio di coach. Il brasiliano Kirmayr non godeva di molto credito, prechè …brasiliano! Perché non aveva mai allenato prima, perché alcune malelingue affermavano che ci fosse soltanto un flirt tra di loro, e quello di esser coach fosse soltanto una scusa. Invece il duo Sabatini-Kirmayr compì almeno il miracolo del successo contro Staffi agli US Open, in cui massacrò la rivale a forza di attacchi tagliati sul rovescio difensivo della tedesca. Tutti erano convinti a quel punto che sarebbe arrivato un titolo a Wimbledon, invece solo la finale l’anno seguente, ma con molti rimpianti per un match l’argentina poteva davvero vincere. “Rimpianti nella mia carriera? Veramente no, ho vinto tanto. Certo che un titolo al Roland Garros o a Wimbledon…” In troppe occasioni il braccio di Gabriela tremò al momento decisivo. Non che fosse una perdente, ma forse soltanto una ragazza troppo tranquilla, troppo sensibile e docile, mentre la giovane Seles sbranava le rivali a forza di urla e devastanti colpi anticipati. Gabriela fu tra l’altro la tennista più vicina a Monica nel periodo seguente alla sua aggressione. Rivela la Seles: “Non ero mai stata molto amica della Sabatini, ma mentre quasi tutte le colleghe tenniste si dimenticarono di me nei mesi tremendi dopo l’aggressione, Gabriela era sempre a chiamarmi e stimolarmi, dimostrandosi davvero una amica.”
Forse una ragazza troppo buona per emergere in un mondo ipercompetitivo e molto egoista. In una calda serata romana la Sabatini scelse una famosa trattoria per cenare in compagnia di amici. Arrivati al ristorante, ci fu un equivoco ed il tavolo da lei riservato era conteso da un altro gruppo di persone. Senza batter ciglio la bella argentina lasciò il tavolo ai “rivali”, si mise in fila ad aspettare il primo tavolo libero! …quale altro vip avrebbe fatto così, invece di smobilitare mezza capitale?

Marco Mazzoni
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